lunedì 1 agosto 2016

Il ritorno del Rigettario e la New Age della ristorazione aretina


E adesso?
Da che parte dovrei cominciare?
Cominciamo dall'inizio, che è sempre una buona idea. Mi presento: sono il nipote di Poldo. Mio nonno purtroppo è venuto a mancare oramai da diversi anni e questa è stata la ragione per cui la sua rubrica si è interrotta bruscamente. Io personalmente ne sono stato passivo protagonista per due o tre volte, quando mi invitava a cena con lui. Per essere onesto me ne ero quasi dimenticato, ma poco tempo fa, rimettendo in ordine i suoi cassetti, ho trovato un biglietto con la scritta «Password Rigettario», mi sono incuriosito e ho aperto il blog che mio nonno teneva in totale anonimato in quegli anni.
Ho letto con piacere e assai divertito le sue recensioni, notando come il grande vecchio avesse avuto ragione: praticamente quasi tutti i locali da lui visitati hanno chiuso i battenti per i motivi che lui spesso citava: incapacità, poca dimestichezza con la cucina, pressappochismo. Adesso credo che il nonno si sarebbe divertito molto di più perché, con il ricambio che c'è stato tra fallimenti e nuove gestioni, il panorama è decisamente diverso da allora.
Ho deciso quindi di riprendere la sua "attività". Nelle prossime settimane ricomincerò a prendere confidenza con i nuovi locali e a scrivere, spero con la stessa prosa divertente del nonno, le mie impressioni sulla New Age ristorativa aretina. Probabilmente sfruttando anche i social che mio nonno non conosceva (Facebook, Twitter, Instagram...) e l'idea, se mi darete una mano, sarebbe quella di farvi diventare tutti miei aiutanti. Un locale vi schifa? Due righe, un tweet e io andrò a visitarlo.
Che ne dite? A presto quindi!

Poldo Sbaffini Jr.

sabato 24 ottobre 2009

Ma chi...?


La lunga pausa trascorsa dall'ultima nota vi aveva forse fatto pensare al peggio... L'età ce l'ho! E magari qualche ristoratore avrà tirato un sospiro di sollievo... Invece no. Sempre più acciaccato, continuo nelle mie escursioni gastronomiche cercando sempre il miracolo che ancora non ho trovato: il Ristorante o la Trattoria dove finalmente poter sedere senza la paura di attentati allo stomaco o al portafoglio. Allora ricominciamo!
Conoscete Piazza S. Gemignano? Credo di sì. Nei locali dove una volta esisteva un ristorante macrobiotico (rinuncio a raccontarvi la sera in cui, tanti anni fa, ci andai a mangiare... tanto oramai è chiuso) una giovane e carina coppia di giovani - non conosco i vincoli che li legano, ma io sono all'antica e mi piace pensare che stiano insieme - ha aperto un ristorantino piccolo che si chiama MaKi.
Il nome è strano ma si capisce quando, parlando con la Ki, alta-bionda-bella, lei ti dice che si chiama Chiara. Deduco che Ma sia il cuoco. Allora?, direte voi.
Sapete che la Sbaffina e io amiamo fare libagioni con vino buono, ma questa serata rischiava di farmi rimanere a becco asciutto. La Ki, alla richiesta della carta dei vini, si presenta come tale e capirete, anche se son vecchiotto, una carta dei vini alta un metro e ottanta e bionda l'avrei letta pure volentieri. Ma la verità è ben diversa: i vini non ci sono. Cioè: "abbiamo il rosso della casa buonissimo" era tutta la carta. Alla mia richiesta di un bianco fresco la casa è sempre disponibile! Ma in bottiglia? Due bianchi: uno è lo stesso sfuso imbottigliato, e poi un anonimo Vermentino sardo. Ovviamente, di glacette neanche a parlarne (sarebbe quella cosa che tiene il vino fresco d' estate). Quindi il bianco va bevuto tutto d'un fiato sennò diventa bollente!
La Sbaffina prende l'antipasto della casa (nova!), mentre io rimango pensieroso davanti al menù. Non ho mai visto una lista meno appetibile di quella. Sono cattivo? No: obbiettivo. Non c'era fantasia né inventiva. Tant'è che prendo un millefoglie di filetto alla griglia con funghi porcini!
La qualità dell'antipasto era sulla media (bassa) della città. Alcune cose sono rimaste nel piatto (tecnicamente errori di cottura), altre assaggiate e basta. Il nome del secondo confonde perché in effetti si tratta di un filetto alla griglia tagliato a metà con due cucchiaiate di porcini descatolati e assemblati tiepidini.
Dunque, dico io, perché si deve aggiungere alla lunga lista di locali inutili di questa città anche questo? Davvero non lo so!
Per dovere di cronaca, con la carne prendemmo del rosso della casa. Una bottiglia che rimase, dopo l' assaggio, sul tavolo, soletta e pienotta... Insomma, un antipasto e un secondo in due con due vini normalissimi: 48 €. Mica male!
Sono giovani, hanno aperto adesso, sicuramente sapranno migliorarsi, ma la domanda sorge spontanea: "Ma chi ve lo ha fatto fare? Ma chiiiii...!"
Alle prossime,

Poldo

domenica 31 maggio 2009

Questa vigna non fa uva...

La domenica è da sempre il giorno, per me, peggiore della settimana. Occhè tu s'è grullo? dicono dalle mie parti. Considerando il fatto il fatto che La Sbaffina va a giocare a burraco con le sue amiche e che i miei amici ancora vivi son quasi tutti rincoglioniti non so mai che fare: leggiucchio, ascolto un po' di musica, insomma dopo un po' mi piglia i'tremore ed esco di casa. Cucinare un cucino, perchè non ho più voglia e giocoforza vado a cena in qualche ristorante. Nova, direte voi! O icché ci posso fare, mi garba.
Una volta sono andato alla Vigna in via Spinello. Bellino è bellino... se sei un turista magari mangi anche bene (sanno una sorba come si mangia in Toscana!) ma, se niente niente di cucina ne capisci...
Premetto che loro sono specializzati nelle carni quindi van tutti lì per questo, però mettono nel menù anche piatti cucinati (eh sì, perchè la bistecca si cuoce non si cucina e alla griglia dopo un po' anche un bischero ci sa stare).
Quindi sedutomi e accolto da un burbero giovine (vino bianco o rosso! Grrrrr... la odio questa domanda!) scelgo leggendo nel menù il vanto della casa: pappardelle con sugo di cinghiale (surgelato ma dichiarato quindi un punto per loro) e grifi all'aretina con polenta. Che la polenta sia aretina, come si dice, non mi risulta però... il mondo cambia. La pasta sempre fatta in casa di qualcun altro, il sugo acidino, carotoso, lentino; il grifo cotto nella salsa di pomodoro (vi vorrei ricordare che è una preparazione medievale e il pomodoro viene dal Messico - 1492 scoperta dell'America, 1740 primi usi in cucina dello stesso) mentre dovrebbe essere fatto nel vino e soffritto di cipolla. Il vino della casa da panico. Il conto: 22€...
Farebbero bene anche la griglia perché a vista, con le verdure tagliate davanti, con i pezzi di carne a temperatura e non tolti dalle celle. E allora perchè non curare anche il cucinato? Che dire di più... Non lo so, probabilmente accidentaccio al burraco e a chi lo gioca.

venerdì 15 maggio 2009

La Cantonata

Una volta si andava più spesso in quel locale ai Portici, Il Cantuccio. Poi le scale, gli anni, ci hanno fatto diradare. Però quando siamo andati l'ultima volta ho trovato tutto stravolto.
Innanzitutto gestione cambiata: due signore, madre e figlia, in sala e una pletora di filippini in cucina. Con questo che un si pensi che son razzista, anzi: delle due sono più in là di Faustino, ma come ho già detto ci vuole il DNA in cucina per la Toscana, per il Piemonte, per Napoli. Glielo spieghi te cos'è un tortello a uno che viene da Vattelapesca? Falla finita, mi bercia la Sbaffina dalla cucina, scrivi e non commentare. E allora scrivo!
La pasta fatta in casa... ma a casa di chi? L'ossobuco duro e teglioso come il marmo, i piselli lascia stare... il vino del Tienti (due che te devon tener per berlo) lo spezzatino meno duro ma comunque salato, i pici comunque non di produzione propria... eppure c'è scritto sul menù fatta in casa...
La spesa: 40€ un son tanti, ma per quel che t'han dato...
Ringrazio una ragazza, Lucilla, che mi ha mandato una mail molto simpatica elogiando il blog. Ma voi, che siete tantini, che aspettate a far sentire la vostra voce? Più siamo e meglio si mangerà ad Arezzo (forse...)
Forza ragazzi, fatevi sentire!

domenica 3 maggio 2009

Dis...Gusto!


Tutti sappiamo come sia facile sparare sulla Croce Rossa... però è anche facile evitare di cadere nelle trappole studiate dai nuovi ristoratori aretini.
Mi spiego meglio. Ciò si può fare non solo leggendo le note che io scrivo, a mio rischio e pericolo, in questo blog, ma anche esaminando con attenzione i particolari dei ristoranti dove vorremmo andare a mangiare. I locali troppo friendly in genere nascondono sempre qualcosa. I ristoratori veri sono un po' ruvidi, schivi, non amano farsi notare troppo. Vi avrei voluto far conoscere Sostanza detto il Troia, ma ero piccolo io e lui era grande già tanti anni fa.
Una sera di primavera un po' piovigginosa siamo andati in quel locale nuovo in Piazza della Repubblica (sì, alla stazione FF.SS.), Gusto. Un nome che sembra tutto un programma.
Il locale è luminoso, accogliente, ben arredato, friendly ma, come diceva una mia amica d'infanzia, il bellino prima o poi finisce. Ci sediamo La Sbaffina ed io in un tavolo vicino alla cucina (a vista...!). Pare incredibile: perfettamente linda e pulita.
Ordiniamo un primo e un secondo io, un secondo lei... Il mio primo fatto con pasta scotta (ve lo giuro... ma come fanno due in cucina a fare scuocere la pasta con il ristorante quasi vuoto?), il secondo di mia moglie era così acetoso da risultare immangiabile.
Ma il massimo è stato il mio secondo: carino da vedere all'inizio, ma cosi dissonante nei sapori da rimanere quasi tutto nel piatto. Il conto: 50€. Mica male.
Sarò anche anziano, ma quando si diceva che si voleva morire dal gusto si intendeva un'altra cosa...

lunedì 27 aprile 2009

Dal Guerra che battaglie!

Quando ero giovane e venivo ad Arezzo per lavoro (facevo il macchinista delle ferrovie) e per trovare la Sbaffina c'era un bar che si chiamava La Galleria.
Oggi c'è una pizzeria ristorante conosciuta dagli aretini come il Guerra (oh, pare impossibile ma non so il perché... forse un soprannome dei vecchi titolari), e che ufficialmente ha mantenuto il vecchio nome, La Galleria. Siamo andati una sera con degli amici a mangiare la pizza. A me la pizza non piace molto infatti ho mangiato un'altra cosa.
Il motivo di questo post non è tanto di carattere gastronomico perché un locale dove fanno la carbonara con la panna, le penne all'arrabbiata scotte, la pizza precotta, dove per aggiungere due pomodori a un piatto di pasta chiedono 2€ non va giudicato: se mai va evitato. Però non si può stare zitti riguardo al malo modo in cui siamo stati trattati.
Non posso raccontare l'episodio perchè rischierei magari una denuncia, però - e qui finisco - vi posso dire che venimmo redarguiti in questo modo: " Oh, io non posso stare qui a perdere tempo per voi che chiaccherate...!"
Va bene che era quasi mezzanotte e che forse aveva un po' d'influenza ma, o nanni, finché ti si paga un po' di pazienza bisogna tu l'abbia...
Diceva De Filippo: una parola è poco e due son troppe...
Alle prossime,
Poldo

sabato 25 aprile 2009

Parere e non essere...

Ci siamo lasciati un mese fa circa dicendo che i problemi di salute erano passati. Invece no, purtroppo sono tornati anche peggio. Forse sarà tutto questo mangiare fuori, direte voi, o forse sarà tutto quello che ci fanno mangiare fuori, dirò io!
Comunque, una delle ultime volte che siamo usciti siamo andati sempre vicino a casa, a quello che secondo mio nipote è uno dei più bei ristoranti della città: Miseria e Nobiltà.
Oddio, per noi vecchiucci il posto è un po' scuro e troppo etnico (mi pare si dica così quando non si capisce a cosa si è ispirato il gestore), però su' gusti un ci si sputa, come si dice dalle mi' parti. Insomma, mica si va al ristorante per guardare l'architettura!
Ci si mette a tavola e si ordina da un menù semplice ma ideale come numero di portate (poche ma bone, si dice in genere): due antipasti e due primi. Costi onesti, ricarichi giusti nella carta dei vini, buon servizio...
Allora perché ne scrivo?
Perchè aldilà dell'uso di guarnire i piatti di spezie un po' troppo esotiche, o come qualcuno direbbe fusion, le pietanze sono arrivate fredde... o quanto è lontana la cucina? Addirittura una sorta di parmigiana di melanzane con scamorza aveva il formaggio marmato e la salsa di pomodoro tiepidina. O che hanno paura di consumare la corrente se tengono il microonde più acceso?
Il mio primo, un pacchero con un ragù vegetale ed un coulis di pomodorini aveva la salsa poco tirata un po' troppo acquosa e freddina. La Sbaffina non si lamentava perchè diceva che il suo era buono e che a lei la roba troppa calda non piace e che io più invecchio e più divento noioso e come farà tra un po'... ecc... ecc. Va bene, dico io, però se cuoco fa rima con fuoco un motivo ci sarà? Peccato quando uno spreca energie per apparire e poi cade nel tritello di banali errori di cucina... peccato.
Non costa neanche tanto perché, a parte il vino, s'è speso un quarantello in due. Forse risparmiano sul gas, diranno i maligni. Non l'ho mai detto di nessuno, ma qui ci voglio tornare appena mi sarà possibile. Chissà...
Alle prossime,
Poldo